LIVERPOOL-INTER

18-20 febbraio 2008

 

Siamo poi andati all'Anfield, dove siamo arrivati verso le 17:30. C’erano ancora pochi tifosi locali, e quei pochi non ci hanno dato alcun fastidio, seppure noi fossimo riconoscibilissimi come tifosi avversari. Qualche foto sotto il famoso “You’ll never walk alone” e poi verso le 18:15 siamo entrati allo stadio. Ma qui bisogna spendere qualche parola.

                       

                                   

           

Noi siamo abituati agli stadi italiani, dove ci sono una marea di controlli prima di entrare: al prefiltraggio ti guardano biglietto, documento, e ti perquisiscono, poi passi attraverso degli enormi tornelli dove c’è anche l’addetto con il metal detector, poi all’inizio delle scale ti riguardano il biglietto, poi se sei in un settore particolare uno steward vuole rivedere un’altra volta il biglietto. Noi abbiamo sempre sentito che era una prassi copiata dagli stadi inglesi, che sono diventati i più sicuri d’Europa. Nulla di più falso! I dilettanti che governano il nostro calcio hanno solo scimmiottato gli inglesi, non hanno capito nulla. Allora è andata così: siamo entrati attraverso un piccolo tornello del primo dopoguerra, uno steward ci ha strappato il biglietto, fine.

                       

                       

 

A quel punto la domanda era d’obbligo: come mai nei nostri stadi ci sono tanti controlli e poi entra di tutto (striscioni, petardi, bombe carta, etc.), mentre qui non ti controlla nessuno ma non accade assolutamente nulla? Molto semplice: i nostri stadi sono delle zone franche dove gli ultrà si sentono liberi di poter fare quello che vogliono, e gli esempi potrebbero essere tanti. Negli stadi inglesi, invece, chi muove un dito al di fuori delle regole sa per certo che non la passerà liscia, e anzi la pagherà cara, molto cara. A tal proposito vi facciamo due esempi.

Nella curva dei supporters interisti, tre tifosi volevano sedersi sui gradini di passaggio a fianco alle seggioline, per stare vicini ai loro amici. Gli stewards hanno chiesto loro di togliersi e di andarsi a sedere ai propri posti. Al rifiuto dei tre, gli stewards li hanno presi e portati fuori, così non hanno potuto vedere la partita.

Il secondo episodio è avvenuto a pochi metri da noi, dopo il primo gol del Liverpool. Il pallone è uscito dal campo e un ragazzino l’ha restituito a Stankovic tirandoglielo forte, tanto da prenderlo quasi in faccia. Un poliziotto a bordo campo ha visto la scena ed è andato a redarguire il ragazzino, facendogli segno che se l’avesse fatto un’altra volta sarebbe uscito.

Quando mancava mezz’ora all’inizio della partita lo stadio era ancora vuoto. Poi nel giro di 10 minuti si è completamente riempito. Pochi minuti prima del fischio d’inizio tutti i loro tifosi (ma proprio tutti) hanno cantato insieme l’inno “you’ll never walk alone”, accompagnato da una grande sciarpata. Lo spettacolo è stato tale che tutti i tifosi nerazzurri li hanno applauditi. Il tifo è stato assordante per tutta la partita, con tutto lo stadio (non solo la curva) che sosteneva i propri beniamini. Tifavano tutti: anziani, donne, bambini... veramente un ambiente incredibile. Eravamo in tribuna centrale proprio in mezzo a loro, eppure nessuno ci ha mai dato fastidio. Nessun insulto è stato rivolto ai nostri tifosi assiepati nella curva ospiti. Anzi, a fine partita il pubblico della tribuna, uscendo, li ha applauditi. E i nostri, a loro volta, hanno ricambiato. Insomma un’esperienza incredibile, un modo di vivere il calcio in maniera “totale”, ma nell’assoluto rispetto dell’avversario. Quanto siamo ancora lontani da loro, dal punto di vista della cultura sportiva... altro che tornelli...

                       

                       

 

MERCOLEDI’ 20 FEBBRAIO

 

Avendo la mattinata a disposizione, ne abbiamo approfittato per visitare la cattedrale di Liverpool, raggiungibile dall’albergo con una passeggiata di 20 minuti. Si tratta della cattedrale più grande di tutto il Regno Unito. Ed effettivamente, sia dentro che fuori, è veramente maestosa.

Passando davanti al quartiere di Chinatown, siamo poi rientrati in albergo per prendere i bagagli e tornare in aeroporto, dove nel pomeriggio ci siamo imbarcati per l'Italia.

 

Sulla partita c'è poco da dire, sappiamo tutti com'è andata. In vista dell'11 marzo diciamo solo una cosa:

CREDIAMOCI!!!

 

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